Presentazione della Retrospettiva di Coco Gordon, Italy 2020

COCO  GORDON

 “Timeless, Senzatempo”

La natura tra performance e Exploding Books

di Sandro  Bongiani

 

"I empower myself to make visible deep cultural inquiries, impact thought/behavioral ethics, carry out visionary eco-Permaculture structure and systems design, integrate mind /body/ spirit/ etheric energy, and synthesize SuperSkyWoman’s ability to see objectively from the beginnings of the earth’s timeline". Coco Gordon / SuperSkyWoman

 

Coco Gordon, di origini italiane è tra le più significative artiste " intermediali" americane. Ha radici nel movimento "Fluxus". Al centro dei suoi molteplici lavori si colloca l'intenzione di creare consapevolezza nei confronti dei problemi ecologici e sociali del nostro mondo. Coco Gordon, inizia il suo percorso artistico nel 1958 con delle opere come  “Constructivism Apree’ Da Da”, oil painting, una sorta  di elementi plastici e costruttivisti, visti dall’alto come  un paesaggio,  E’ del 1961 il disegno “My hair holds up the city, Coco Charcoal” (I miei capelli reggono la città), in queste prime opere possiamo intravvedere  gli sviluppi futuri della sua personale ricerca artistica. Tra gli anni 1969 e il 1981 arrivano le sperimentazioni  grafiche poetiche dove la scrittura e l’assemblaggio delle materiali acquistano un ruolo rilevante come ad esempio, l’opera realizzata  nel 1982  a Cavriago nel laboratorio di Rosanna Chiessi,  Paper Jewels on tulle" Tendaggio, 4 Bon Bon”,  utilizzando carta fatta a mano, tulle e altri materiali.  Il 1982 è anche l’anno delle prime performances   come  “So Tired Coco Action, e libro", “D.O.A. Doing  (Dead on Arrival)  con Gordon  sotto un pianoforte  che ogni due minuti cambiava i vestiti, oppure, la performance a New York di Coco Gordon con Helmut Becker  dal titolo “Skin Piece” Helmut Becker & Coco action  del 1986. Ha intrecciato rapporti di collaborazione con artisti come Ray Johnson e Alison Knowles, e per le sue attività intermediali e le performances possono essere associate al lavoro di altri artisti del gruppo “Fluxus”, in particolare a Joseph Beuys, Yoko Ono, Carolee Schneemann, e Geoff Hendricks  legate assieme all'idea che tutto è arte.

Già dalle prime opere del 1958 è visibile l’interesse specifico riguardo la natura che sarà tema centrale verso i problemi ambientali e sociali. C'e una foto Cibachrome del 1985 dal titolo "earth", ("Terra") e stata scattata per documentare una performance dell'artista all'interno di una situazione naturale, distesa, nuda, in un piccolo giardino. Sta in posizione supina, il busto coperto di carote appena tolte dalla terra. corpo come scrittura legata all'esperienza universale. Con la pratica della performance, l’artista dimostra la sua stretta vicinanza ai processi naturali e esprime il desiderio di creare un  cambiamento radicale “di consapevolezza” della nostra dipendenza dal consumismo e dalla quotidiana economia di sfruttamento. Pertanto, il suo fare arte e la sua pratica nella natura sono attività compatibili che legate assieme operano per modificare la consapevolezza collettiva e ritrovare un'esperienza primaria legata alla natura. Nel 1992 arriveranno le performances come “Finding Food”, o  “Seeking Water”  con Coco Gordon che per un mese vive su un albero, procurandosi il cibo nella foresta a Pender Island in Canada. L’anno successivo (1993), si ritrova a Capri, invitata da  Rosanna Chiessi dell’ Archivio Pari & Dispari di Reggio Emilia a fare la performances  “Lun'acqua come me Capri - dopo il nome della villa Malaparte”, "Casa Come Me", alla Casa Malaparte. Il 2003 e anche l’opera   “Cuscini a Sognare per 6”,- cuscini attaccati insieme per fare suoni e  sognare”, e poi, nel 2005, “Root” una performance con carta fatta a mano messa attorno a una radice di albero ed esposta a Napoli. 

Infine, è del 2020 la mostra personale  di Coco Gordon a Venezia alla Galleria Visioni Altre, dal titolo. “Fresh Cuts - Tagli Freschi”, una sorta di omaggio ad amici/artisti del movimento Fluxus, con una serie di libri e riviste presentati secondo una originale ri-lettura trasversale. Le prime opere di libri tagliati risalgono al 1963, come quello dedicato a  Daniel Spoerri, “ Tagli Freschi per Daniel Spoerri, Fluxus L’Optique Moderne” in cui per la prima volta utilizza un catalogo di Daniel Spoerri per tagliarlo e creare nuovi spazi inesplorati. Dalle pagine visive create tra il 1969 e il 1979 nel successivo decennio arrivano le opere in formato libro d’artista come quella realizzata nel 1987 “Intimate #1”, small italian Opera, e poi, dal 2018 a oggi le ultime originali opere in cui ri-taglia e ri-costruisce l’oggetto trasformandolo in un insolito libro-oggetto,  rivisitato per una lettura complessa e alternativa. Tagli come spazi da aprire, per procedere oltre la lettura della pagina. Non una lettura condizionata dalla cronologia, ma da un percorso più personale in cui il lettore può scegliere di vedere da una zona all’altra del libro-oggetto le pagine che preferisce diventando parte attiva  del viaggio. Perché di viaggi si tratta, con aperture e plurime finestre di lettura che ogni volta si riaprono a diverse nuove riflessioni. Quindi, non semplici e consueti Book cut ma libri tagliati ed “esplosi” che hanno bisogno dell’intervento del fruitore per essere osservati.  Nel percorso di lettura dell’opera non c’è un inizio e neanche una fine, ma un susseguirsi di momenti visivi che modificano la lettura del libro. E’ come decidere al momento cosa fare, in un insieme complesso. L’aspetto interessante di queste opere  è far percepire dei tagli che esplodendo si  trasformano  e  si estendono su un piano a creare pagine stratificate. Il taglio è azione, apre e crea nuovi  spazi, accoglie luoghi ancora inesplorati e nascosti, modificando la forma originale del libro e trovando una diversa identità per una lettura avventurosa dell’oggetto”.

Nella mostra  del 2020 Fresh Cut, a Venezia i libri diventano anche i tasti di un pianoforte rosso, scheletrico, “esploso”, immaginato dall’artista come parte dell’installazione per una particolare  performance  in cui l’artista  taglia il vestito di Barbara Cappello, come fa da diverso tempo con i libri d’artista, affidandosi alla lama per permettere di aprire squarci  di tessuto e nuovi pensieri. Un intervento, quindi parallelo, seppur in un altro piano del linguaggio, in cui la stessa Barbara Cappello diventa una sorta Book cut dell’evento, che per l’occasione scrive: “affidarsi alla lama per permettere di aprire brecce e pertugi, affinché la sostanza prenda corpo nella visione esterna, così da riordinare il caos costretto dietro il velo del tessuto che relaziona gli esseri” – aggiungendo - “il taglio apre e crea uno spazio nuovo, un luogo ancora inesplorato che si presta al riempimento di quel vuoto apparente con la visione prospettica tridimensionale. Prima una forma, dopo più forme, che mutano a seconda del movimento. E' il moto che genera la percezione della forma tridimensionale, la quale assume altre forme a seconda di come si sposta, danza, salta o semplicemente ruota. La staticità, invero trasposta da uno stato all'altro su un piano unicamente dimensionale, ove concede solo la visione panoramica con un orizzonte definito. Giustappunto la lama tagliente si muove in direzioni precise, ma multiple. Tra Coco e me, c'è stato un dialogo molto sottile, riguardo l'ascolto reciproco l'una dell'altra. Se lei seguiva i miei movimenti, io conducevo i suoi e viceversa. Tutto è comparso dal nostro dialogo, senza un progetto, il resto è sola azione performativa”.

Le azioni dei tagli sul libro come nella performance a Venezia sono atti similari in una unità d’intenti in cui tagliare, aprire, rendere visibile le variazioni per poi condividerle sinteticamente in una diversa dimensione tra mente-corpo-spirito e tra azione, arte e vita.  Sandro  Bongiani

 https://www.youtube.com/watch?v=NwApnqPYtS0

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